Ok, il mio "blocco dello scrittore" è durato ben poco...
la voglia di blaterare a casaccio sui drama vince sempre!
*mi spiace per voi* Dunque, che dire... se dovessi descrivere
He is Psychometric con una sola parola, con un aggettivo, questo sarebbe senz'altro
"inaspettato".
Complice una bella e coloratissima locandina, con l'aggravante di un mio personale pregiudizio, del tutto campato in aria, secondo cui, siccome Jinyoung è un idol al suo primo ruolo da protagonista, la storia doveva essere per forza di genere
teen... (vabbè
) tutto mi aspettavo dal drama, tranne quello che è poi stato in realtà.
Certo, la prima parte sembrava confermare la mia ipotesi - ambientazione scolastica, primi amori, legami che sembrano affondare le proprie radici nell'infanzia... un po' le solite premesse - con la sola aggiunta di una componente di paranormale e una spruzzatina di macabra affezione per le sale autoptiche
... e che sarà mai!
Invece il drama è proprio strutturato in fasi ben precise, evolve fino a raggiungere l'ultima parte, la più dolorosa e drammatica, in un vero e proprio climax.
Se nei primi episodi la componente comica prevale nettamente sul mistero, che pure si intravede, andando avanti l'equilibrio viene completamente capovolto.
Si viene letteralmente trascinati nella psiche dei personaggi, nel loro passato, nelle loro paure.
Sicuramente la parte
mistery pecca di qualche ingenuità, ma la carica emotiva che porta con sé è piuttosto forte, e questo sopperisce a qualche svista di sceneggiatura, che pure c'è.
Il ritmo della storia non è né lento, né super incalzante ('na cosa giusta, insomma!) e disseminate nelle puntate ci sono alcune scene veramente di impatto, con cui lo spettatore è costretto a confrontarsi, con quella sensazione di sapere cosa sta per succedere ma di non poterlo accettare... vi capita mai?
E a proposito di questo, gli sceneggiatori hanno messo sul campo tantissimi temi, c'è da dirlo, ma forse, dovendo muovere una critica, quello che meno ho apprezzato è l'ineluttabilità del destino o, ancora meglio, del fattore genetico.
L'idea che Song Mo, in quanto
figlio di un mostro, dovesse esserlo a sua volta,
è un po' triste e un'inibizione al sacrosanto arbitrio umano.
Per fortuna non è un tasto su cui si spinge particolarmente, perché
le sue scelte vengono fatte risalire ad una malattia e, tutto sommato, il personaggio si redime... sono gli stessi sceneggiatori a "perdonarlo", facendogli assegnare una sentenza non troppo pesante, considerati i crimini perpetrati... attenuanti, venite a noi!
D'altro canto,
He is Psychometric annovera molti
PRO: indubbiamente l'aver accostato un personaggio che quasi non è in grado di
ad un altro che è addirittura capace di percepire le emozioni e i ricordi degli altri è super interessante, e rende l'evoluzione del loro rapporto appassionante.
C'è poi il
SUPER PRO dello spessore e della caratura che vengono
finalmente riservati ai personaggi femminili, sopratutto protagonista e second female lead.
Donne davvero toste, che combattono per quello in cui credono, che non fanno da spalla agli uomini, ma che sono artefici del proprio destino.
Ho adorato il personaggio di Ji Soo e trovo che
la sua tragica fine abbia un senso profondo e consenta alla storia di prendere la sua piega finale.
La sua morte è la prima punizione inflitta a Song Mo, ma sopratutto al capo della Polizia, suo padre.
Vorrei chiudere con un plauso a tutto il cast, Kim Kwon in primis, davvero perfettamente calato nel ruolo.
E che sorpresa il mio adorato Jin Young!!!
Il suo Lee Ahn è adorabile e lui è davvero espressivo e convincente, se pensiamo che questo è il suo primo ruolo da protagonista!
Lo consiglio a chi ha voglia di un po' di
"crime estivo", come lo chiamo io (retaggio dei libri di
Agatha Christie letti sotto l'ombrellone, presumo)!
Voto
7,5