Itaewon Class, fine.Tutte le cose belle, così come quelle brutte, hanno un epilogo.
Il distacco può essere doloroso, ma ci si può anche lasciare con un sorriso.
E' esattamente così che ricorderò IC, anche quando sarà passato tanto, tanto tempo da questo giorno.
Ricorderò questa sensazione di aver visto qualcosa di dolce e qualcosa di amaro, allo stesso tempo.Proprio come dolce o amaro può essere un bicchiere di soju... sulla scorta delle emozioni che ci portiamo dentro.
A mio modestissimo parere, siamo di fronte ad
un drama epocale.
Non fraintendetemi, non è il migliore che io abbia visto
(a dirla tutta, ha alcuni difettucci non da poco), ma è epocale nel senso che segna un'epoca, un cambio di rotta.
Si dice spesso che la produzione di drama coreani viva di "fasi", si parla addirittura, come per la musica, di prima, seconda, terza
(and so on...) generazione.
Ecco, secondo me, IC sancisce un cambiamento, un passaggio.
A mutare non è tanto il plot o la struttura narrativa, quanto
il punto di vista.
Per certi versi, IC è innovativo e - per la realtà coreana, badate bene - estremamente riformista.
Mi spiego.
L'integrazione culturale tra razze diverse, che per noi è ormai un concetto assodato e indiscutibile, non è così scontato in Corea
(più che per motivi razziali, per motivi sociali, politici e storici).
Per non parlare delle complesse sfaccettature della sessualità: omosessualità, transgenderismo, transessualità non sono temi che comunemente si affrontano nei salotti pubblici.
E ancora, l'affermazione della figura e del ruolo della donna nella società e nel mondo del lavoro trovano ancora ostacoli enormi ad una piena realizzazione.
Nei drama, che sono nient'altro che piccoli specchi della società che raccontano, questi aspetti sono spesso evidenti.
O perché alcuni argomenti sono volutamente taciuti, esclusi, non considerati - rendendo così alcune storie poco credibili e persino anacronistiche - o perché alcuni altri vengono affrontati dal solito punto di vista.
E per "solito" vedi: "superato", "arretrato", "retrogrado" e "medievale"
IC è epocale perché prende atto di ciò che viene spesso ignorato, e compie un semplice, ma non scontato, cambio di prospettiva.
Probabilmente, a questo contribuisce fortemente la matrice
weebtoonesca e l'influenza
Netflixeliana (e andiamo di neologismi!
), ciò non toglie che resta la grande forza di questa storia, insieme ai suoi protagonisti.
IC è un drama corale, in cui il male lead - un ispiratissimo Park Seo Joon nel ruolo di Park Saeroyi - è il vero collante.
Saeroyi è la calamita che attrae e accoglie donne e uomini, tutti splendidi rappresentanti di quella società che di solito resta un po' ai margini e che qui invece, con grande forza, ruba la scena e il cuore di ognuno di noi.
Direi che c'è più che abbastanza per suggerire che IC meriti - anzi, strameriti - una visione.
Se tuttavia non vi avessi ancora convinti, due bonus:
1) amerete la protagonista femminile (a proposito, non date nulla per scontato!), mai così indipendente, determinata, coraggiosa ed emancipata. Decisamente il mio personaggio preferito, nella sua forza e nella sua umanità.
2) ultima puntata, cameo assai
E concludo, stavolta veramente, con quello che è, a parer mio, il maggior difetto (ad onor del vero lo riscontro nel 99% dei drama, quindi tenetene conto il giusto): una certa bidimensionalità del cattivone di turno.
Ma non si può pretendere la perfezione.
Voto: 8,5Edited by Veratre - 6/4/2020, 13:27