Modifico un pò il commento, così posso metterlo tutto senza spoiler. Non so chi abbia scritto la trama all'Oasi, ma è imprecisa e fuorviante, direi che si può mettere questa (by me):
Sette studenti della famosa Susin High School, liceo per geni, situato in mezzo alle montagne, lontano dalla città, alla vigilia delle vacanze di Natale decidono di restare a scuola dopo aver ricevuto delle strane lettere anonime, nelle quali sono accusati di aver commesso dei peccati e quindi dovranno essere puniti. Agli studenti si aggiunge un professore, incaricato della loro sorveglianza, e uno psicologo, che in seguito ad un incidente d'auto si rifugia lì prima dell'arrivo di una tempesta di neve. Chi ha spedito le lettere? Che peccati hanno commesso per dover essere puniti? Quale sarà la loro punizione? Ma soprattutto: mostri si nasce o si diventa?Commento: Questo è un drama molto atipico e molto bello, girato e recitato davvero bene, con musiche quanto mai azzeccate che spaziano dall'heavy metal al canto gregoriano a... Britney Spers, e ogni volta è la musica giusta al momento giusto. Un ottimo prodotto, che non ha scene horror, perchè non ha bisogno di effettacci, è inquietante di suo. Ieri sera ho finito di vederlo (in orario antelucano, l’ideale per questo genere di storie un pò psicologiche un pò mistery), e devo dire che mi è proprio piaciuto. Non si è rovinato nè banalizzato nel finale, cosa che temevo e spesso accade, ma anzi la conclusione mi ha spiazzata positivamente.
Se dovessi definirlo con un solo aggettivo, direi: disturbante, disturbato. Disturbante perchè fa riflettere su una domanda scomoda (mostri si nasce o si diventa?), disturbato perchè tutti i protagonisti, ognuno a proprio modo, lo sono. E poi claustrofobico, sebbene la storia si svolga in una scuola enorme e deserta, con ampi paesaggi intorno. Ma è claustrofobico lo stesso, perchè dà un senso di oppressione, come sempre accade quando si entra nel lato oscuro della mente umana. Ogni personaggio è come un vaso di Pandora, che una volta aperto mostra il suo contenuto per intero.
Come dice la trama, ci sono una manciata di ragazzi e un professore, che decidono di restare nel proprio istituto scolastico durante gli 8 giorni delle vacanze di Natale. La Susin High School è una scuola superiore per geni unica nel suo genere, con regole rigidissime, persa tra i monti innevati e volutamente isolata dal resto del mondo. Capisco il professore, che rimane perchè loro restano, e non li si può certo lasciare da soli, ma quei ragazzi perchè rimangono? Questo mi ha fatto scattare da subito un campanello d’allarme, non è normale che dei diciottenni vogliano restare in un gelido edificio vuoto, invece di starsene al caldo di casa, in uno dei pochi periodi di vacanza che hanno. Certo, c’era la strana lettera anonima di minaccia ricevuta, ma mi è parsa più che altro una scusa per non tornare a casa. Ergo a casa non stanno bene, ergo saranno pure dei geni, ma qualche problema ce l’hanno già in partenza.
E infatti avevo ragione. Le prime puntate li vedono più eccitati che spaventati, come se tutto fosse una sfida, una sorta di gioco che spezza la monotonia delle loro vite irregimentate, dedicate solo allo studio. E ci vengono man mano presentati, con i propri punti di forza e di debolezza, ognuno con un trauma personale noni affrontato. All’apparenza sono la gioia di qualunque genitore, l’orgoglio di ogni famiglia: belli, bravi, perbene. Ma dietro l’immagine pubblica immacolata si notano le crepe, le ombre, come della spazzatura nascosta sotto un tappeto. E’ lì anche se non si vede, e per farla venire a galla basta spostare il tappeto.
Questo spostamento avviene quando arriva, casualmente, un ospite inatteso, uno psicologo che ha avuto un incidente di macchina e si rifugia nella scuola (unico edificio nel raggio di chilometri), perchè sono previste tempeste di neve e le strade sono bloccate. Lui è il grimaldello che fa saltare tutto, l’apparente normalità della situazione che normale non è per niente, lui e la misteriosa lettera. Una miccia in una santabarbara.
Le puntate centrali modificano la prospettiva, e quello che sembrava il problema centrale passa in secondo piano, mentre si scopre una nuova minaccia. E arrivano i morti. A questo punto tutti iniziano ad avere paura sul serio, cominciano a capire che no, non è un gioco, e che sono in pericolo perchè il male si annida tra di loro. Sono isolati, qualcuno ha staccato telefoni e internet (ma non le telecamere interne), i cellulari non prendono in quella zona montuosa, sono soli. Soli con la follia, propria e altrui. E c’è chi gioca con loro, da soggetti del gioco ne divengono oggetto. Quindi riemergono vecchie paure, paranoie, timori, il passato non affrontato, nascosto sotto il tappeto per credere che non esista. Ma c’è, e come una valanga travolge ogni cosa.
Gli ultimi episodi, i migliori anche come realizzazione, cambiano di nuovo le carte in tavola, in una sorta di ribaltone continuo. Ora il nemico si è palesato, e non è più solo esterno, ma anche interno, il nemico peggiore, quello che non si vorrebbe mai vedere, che non si sa nemmeno come affrontare. Una vera discesa all’inferno. Questa parte mi ha ricordato molto, e forse ne è stata ispirata, Il Signore Delle Mosche, il famoso romanzo. Nel drama non c’è un’isola deserta dove approdano i ragazzi, bensì una scuola, altrettanto deserta e isolata, ma l’andamento è uguale. Lasciati a se stessi, nonchè preda di una personalità folle ma forte e lucida, i protagonisti lasciano emergere i propri peggiori istinti, cominciano a lottare tra di loro, fino ad arrivare sull’orlo del baratro. Lo supereranno, o sapranno fermarsi in tempo?
Il finale è spiazzante, realizzato in modo egregio, ed è la risposta alla domanda di partenza: mostri si nasce o si diventa?
Mostri si diventa, perchè nessuno nasce cattivo, a meno che non abbia grossi problemi mentali. Ognuno di noi ha una parte nera, ma essa è quasi sempre nient’altro che un’ombra relegata in un angolo, diventa reale solo se diverse caratteristiche si uniscono, e neanche sempre: traumi pregressi, carattere fragile, insicurezza, stress eccessivo, incapacità a gestire le situazioni critiche, personalità influenzabile, mancanza di punti di riferimento. Ma non sempre, ripeto, le variabili sono tante; non tutte le persone con traumi diventano mostri, non tutti coloro che affrontano situazioni al limite lo diventano, solo alcuni, solo quelli che hanno più caratteristiche insieme, e solo in determinate circostanze. Perchè se quella situazione avesse riguardato altri ragazzi e un altra scuola, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente. Ogni storia è una storia a sè.
Un drama diverso dal solito, che consiglio a tutti, recitato e girato davvero bene, con una trama dal fascino conturbante, personaggi di spessore, e poi sono solo 8 puntate. Buon Natale. Mostruoso.
Edited by Valinor1000 - 17/6/2011, 15:34