E anche io sono arrivata alla fine.
Anzitutto voglio ringraziare Sabi per avermi consigliato di vederlo (anche se, a ben vedere, si trattò di un
controricatto per barattare una visione che le avevo
imposto consigliato a mia volta
).
Voglio ringraziarla, dicevo, perché questo drama,
mini-drama,
special-drama,
chiamatelo-come-volete-drama,
mi è piaciuto davvero molto, e sotto diversi aspetti.
Mi è piaciuta
la location: una scuola sperduta tra le montagne, l'inverno e la neve che rendono impraticabili i collegamenti e le comunicazioni, spazi ampi, enormi, sconfinati, eppure la sensazione di qualcosa che implode su se stessa, che non lascia scampo... per certi versi ho trovato tutto questo evocativo della condizione psicologica dei protagonisti: considerati geni, menti brillanti, quindi potenzialmente senza limiti e confini, sono invece prigionieri delle loro paure, del loro passato, delle loro psicosi. Anche l'uso stesso delle ambientazioni - ripetitivo/ossessivo per lo più - mi è sembrato funzionale alla sceneggiatura. Così come il fatto che in alcuni frangenti la regia, gli stacchi tra le scene e la fotografia sembrassero un po' old style è stato funzionale a rendere "senza tempo" la produzione, che a ben vedere potrebbe essere recentissima, di qualche anno fa - come effettivamente è - ma anche di un paio di decenni fa. Insomma, ho molto apprezzato.
Mi è piaciuta
la sceneggiatura: la trama si sviluppa in maniera lineare, dal punto di vista temporale, eppure lascia continuamente spiazzati. Il focus sembrano essere le benedette lettere, il suicidio dell'ex studente della Sujin... e invece ad un certo punto tutto cambia, l'attenzione si sposta, cambiano le regole del "gioco". E questo non avviene una volta sola. Nonostante il "colpevole/cattivo" sia palese quasi da subito, se si ha un po' d'esperienza nel genere, tutt'altra storia è cercare di capire la vera natura dei personaggi, che ruolo effettivamente hanno avuto e avranno nella storia, se si trasformeranno veramente in mostri, oppure no. Anche se...
la voce di Park Moo Yul nella frase iniziale di ogni puntata lo dice molto chiaramente...
Mi sono piaciuti
i personaggi: per quanto caricaturiali (il bravo ragazzo, il bulletto, il genio distaccato, etc... etc...) li ho trovati comunque coinvolgenti, e ognuno di loro ha saputo attrarmi e catturare la mia curiosità... i miei preferiti erano senza dubbio Choi Chi Hoon, Yoon Su, Lee Jae Kyu e Kang Mi Reu.
Mi è piaciuta moltissimo
la colonna sonora: senza confini di genere e nazionalità è riuscita a sorprendermi e ad accompagnare degnamente lo svolgimento della storia e gli attimi di maggior tensione. Perfetta, a mio modestissimo parere.
Veniamo a due argomenti controversi.
1)
LO PISCOLOGO.
Il burattinaio, il ragno tessitore, eppure colui che più di tutti è alla ricerca di risposte. Questo personaggio mi è piaciuto, per quanto è forse quello cui manca un po' di spessore, e che forse è più facile far rientrare in uno schema prefissato e in un modello giù visto, perché bivalente: è allo stesso tempo carnefice e terapeuta. Quel sorriso da chi la sa lunga avrebbe dovuto infastidirmi, suppongo, eppure resta un personaggio che ho apprezzato, fondamentale.
2)
IL FINALE.
Anche qui, giudizio positivo. Anzitutto perché la risposta alla domanda su cui ci si è arrovellati per buone sei puntate, arriva.
Mostri si diventa, non si nasce.
In secondo luogo perché tutti i nodi, o quasi, vengono sciolti - caratteristica non sempre scontata per una produzione di questo tipo - in particolare mi riferisco alla condizione psicologica di Yoon Su e alla questione del "Mostro dell'angolo". Potrà poi infastidire qualcuno il fatto che questo si traduca anche con
la morte di Yoon Su e la "vittoria" di Kim Yo Han, ma in entrambi i casi le ho trovate soluzioni non solo plausibili, ma anche "naturali".
In conclusione, voto
8 e lo consiglio davvero vivamente, sopratutto se si è stanchi delle solite commediole da due soldi.