The Devil VS Maou
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THE DEVIL 7 [58.33%]
MAOU5 [41.67%]
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The Devil VS Maou

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view post Posted on 27/10/2011, 00:00     Like   Dislike
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The Devil VS Maou

The_Devil_VS_Maou

Forse il più classico dei versus, ma al tempo stesso, quello che più infiamma gli animi:
due produzioni di eccezione, una sola storia, un solo predominante sentimento, la vendetta.

Avete visto entrambi i drama? Quale avete preferito? E perché?
Avete amato la suspance di The Devil, che lentamente coinvolge lo spettatore nella storia,
o Maou, che scopre subito le sue carte, puntando sui sentimenti?

Prima di commentare, date un'occhiata al REGOLAMENTO, per essere sicuri di non sbagliare!
Votate, votate, votate!



Edited by Veratre - 18/2/2012, 19:51
 
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risa
view post Posted on 15/11/2011, 14:45     Like   Dislike




io ho preferito di gran lunga maou, nonostante la bellissima interpretazione di Joo Ji Hoon. a parte che è un drama basato tutto sul mistero e sulla suspance, quindi visto uno volta, la seconda non ti lascia un granchè, cmq Maou è stato + breve e quindi + concentrato, senza elementi superficiali o
scene strappalacrime che durano una puntata intera!

ripeto Joojino è stato magnifico ma Ohno è stato superiore, cos' come Toma è stato superiore all'altro
che mi dava tanto dello afigato, porello!!!!!

per quanto riguarda la sceneggiatura e i dialoghi posso dire che sono abbastanza simile, ma the devil, come tanti drama coreani, si perde in troppe chiacchiere!
 
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view post Posted on 15/11/2011, 17:57     Like   Dislike
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Avevo già detto la mia all'epoca e assolutamente MAOU, la versione coreana è stata la visione più noiosa e infinita che io abbia mai fotta, mi sono costretta a finirlo per principio ma davvero non ce la facevo più.
Assolutamente troppo lento e alla fine speravo solo che l'episodio finisse presto non lasciandomi assolutamente nulla.

CITAZIONE (risa @ 15/11/2011, 14:45) 
per quanto riguarda la sceneggiatura e i dialoghi posso dire che sono abbastanza simile, ma the devil, come tanti drama coreani, si perde in troppe chiacchiere!

Concordo in pieno, girava intorno alle cose per troppo tempo portandomi allo sfinimento.

Maou invece nel suo essere più concentrato invece l'ho trovato più intenso! Meravigliosa l'interpretazione di entrambi sia di Ohno che di Toma, mentre di quello coreano... l'attore che faceva l'investigatore (scusate ma io ho seri problemi con i nomi coreani XD non li ricordo mai sono troppo lunghi XD) non mi è piaciuto molto.
Una cosa in comune ce l'hanno però U___U LEI la odiavo in entrambi XDDDD
 
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view post Posted on 15/11/2011, 19:03     Like   Dislike
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Premessa: ho votato The Devil (Mawang)... E tutte le doramiste in coro: “Ma no, non mi dire, davvero?” XD ormai lo sanno anche i sassi che questo è il mio drama del cuore. Sì, ma perchè è il preferito? Perchè mi piace la bella faccia di Joo Ji Hoon? Perchè mi piace il mistery? No. Lui è un gran bel pezzo di figliolo (pure Hum Tae Woong, l’altro protagonista), e il giallo è un genere che apprezzo, ma ciò che ha reso unico Mawang ai miei occhi è l’insieme perfettamente amalgamato di trama, personaggi, recitazione e realizzazione. Tra l’altro questo è stato il mio primo drama coreano, quando lo iniziai non avevo mai sentito nemmeno una parola in quella lingua, non avevo idea di chi fossero gli attori, nè conoscevo k-pop e simili. Tutto nuovo. Così come con Maou, la versione giapponese vista poco dopo; quando l’ho seguita, Ohno e Toma non sapevo chi fossero, che il primo facesse parte di un gruppo musicale lo scoprii addirittura parecchio più avanti. Questo per chiarire che non partivo nè con aspettative nè con preconcetti, e ancora oggi non ne ho. Entrambe le versioni sono belle, però The Devil è un altro pianeta. Mi scuso se non entrerà tutto in un solo post ciò che voglio dire, spero di non tediarvi XD ma intanto parliamo in generale, per scendere nei particolari ci sarà tempo dopo.

Di solito non mi piace paragonare due drama (o film, o libri), perchè credo che ogni storia vada vista di per se, giudicata singolarmente, ma ci sono delle eccezioni, e questa è una di quelle. La trama alla base di Mawang e Maou è la stessa, quindi un confronto è inevitabile. Confronto da cui Maou esce perdente, soprattutto per colpa del team sceneggiatore/regista. Il cast ha ben poche colpe, sia Toma che Ohno hanno fatto quello che potevano, ma se c’è una storia superficiale e mal gestita (solo un pallido ricordo di quella di Mawang), non ne sono loro i responsabili. Che potevano fare di più, quando una sceneggiatura miope li costringeva spesso a dialoghi grotteschi? Quando le scene sembravano girate da qualcuno con la videocamera di casa? Niente, e anzi mi complimento con loro, anche perchè hanno avuto il coraggio di confrontarsi con due attori (Joo Ji Hoon e Hum Tae Woong) assolutamente strepitosi nei loro ruoli. Sì, perchè Maou è il remake giapponese di una storia coreana, The Devil. Quindi il pubblico (a grandi linee) già sapeva chi era l’avvocato, chi era il detective, cosa li unisse e cosa li dividesse. Non dico certo che i due coreani siano i migliori attori al mondo, sarei ingiusta se lo facessi, anche loro hanno fatto parti belle e parti meno belle, ma in questo drama in particolare sono stati perfetti, hanno tirato fuori un’interpretazione talmente intensa da far tremare chiunque volesse emularli, quindi tanto di cappello a Ohno e Toma per averci provato. E non hanno sfigurato, se la sono cavata bene, ma credo fosse impossibile per chiunque arrivare a certi livelli. Non in quella storia. Insomma, i ragazzi giapponesi sono stati bravi, anche se i coreani restano insuperabili.

In cosa, allora, il confronto tra Mawang e Maou si fa stridente? Sulla cosa principale, alla base di tutto: la trama e i personaggi. Che in Mawang sono di un tale realismo, di una tale profondità, inseriti in un racconto sconvolgentemente verosimile, da risultare più veri del vero. Mi rendo conto che probabilmente non è una storia per tutti, tanti semplicemente non la capiscono, e non gliene faccio una colpa; ricordo bene che alla sua uscita in Corea il drama fu snobbato dal grande pubblico, che gli preferì la solita commedia romantica (in quel caso Witch You Hee), perchè era una storia più facile, comoda, semplice da seguire, di quelle che non ti fanno porre domande scomode, che non ti impongono riflessioni esistenziali. Ci è voluto un pò perchè i coreani capissero che perla fosse The Devil (cosa oggi ammessa da tutti). Infatti non è una storia come le altre, non ha nulla del “normale” drama di vendetta, nè del “normale” drama giallo, diverso nei tempi e nei modi. E’ un racconto complesso e ambizioso, che non è mai sceso a patti col pubblico, non è stato modificato per correre dietro all’audiance, cosa di cui non ringrazierò mai abbastanza i produttori, i quali hanno caparbiamente continuato a raccontare le cose come le avevano pensate. E si vede: niente buchi di sceneggiatura, niente dialoghi melensi, niente angst inutile.

Perchè, riflettiamo, cos’è The Devil? Un romantico? No, la storia d’amore (dolcissima) ha un ruolo marginale. Allora un mistery? No, non esattamente, è anche un giallo, ma non solo; se fosse così, avremmo saputo chi sono i responsabili di tutto solo alla fine, invece già dalle prime puntate si capisce bene cosa c’è dietro. Allora forse The Devil è una storia di vendetta? No, non solo. E’ anche questo, ma la vendetta resta comunque in secondo piano. Al centro della narrazione ci sono la mente e il cuore dei due protagonisti, il loro passato, il presente, le ferite micidiali che hanno subito e inferto agli altri, i loro pensieri. In ultima analisi, Mawang è un dramma psicologico, quello che di solito chiamano “human drama”, dramma umano, perchè è lì il centro di tutto, lo scavo nell’anima dei personaggi. Senza sconti per nessuno, senza stucchevoli buonismi, ma anche senza acredine e giudizi.

Perchè Mawang non dà giudizi, lascia che a trarre le conclusioni sia chi guarda. Il drama racconta la storia, tutta, cose belle e cose brutte, poi sarà il pubblico a capire chi sia davvero il diavolo del titolo, se chi sembrerebbe, o magari qualcun altro. Già, ma che cos’è la colpa? In ultima analisi è questo l’interrogativo più profondo e scomodo che ti lascia la visione, chi è davvero colpevole in questa intricatissima vicenda? Chi manovra tutto? Certo, apparentemente è così, ma in realtà chi lo ha messo in quella condizione? Un altro, quindi è lui il colpevole, ha dato inizio a tutto. Sì, però chi lo ha costretto a fare certe cose? Altri ancora, e il cerchio della colpa si allarga. I protagonisti sono sia vittime che carnefici, ma il vero diavolo è altrove, alla fine sono solo poveri ragazzi intrappolati in un meccanismo perverso che non hanno creato, e che rischia di stritolare tutto nelle sue maglie. Come finirà è da vedere, da capire. Un finale perfetto e “disturbante”, che lascia stremati come dopo una lunga corsa. Ma che risponde a tutte le domande.

E poi Mawang è un drama colto, nonchè un tributo pieno di amore verso l’Occidente, con le sue citazioni dotte (Dante, Rodin, La porta dell’inferno, Faust, Edipo), con i suoi rimandi biblico/cristiani (come la riflessione sul concetto di colpa ed espiazione, sulla condanna e il perdono), con dialoghi curatissimi. Ogni frase ha almeno due piani di lettura, e infatti rivisto una seconda volta, lungi dal perdere interesse, ne acquista, perchè anche frasi apparentemente “normali”, riviste col senno di poi, schiudono un mondo. Soprattutto quando a parlare è l’avvocato, le parole come pietre, che tagliano come una lama. Tutto questo le riempie 20 puntate, non c’è una sola parte inutile, anzi persino i silenzi parlano. Certe scene solo con la musica di sottofondo, lungi dall’essere riempitivo, chiariscono (a volte meglio di un discorso) l’anima dei protagonisti, ce li mostrano senza maschere. E’ difficile stare dietro a una tale messe di cose, per questo dico che forse Mawang non è un drama per tutti, non è di certo adatto ad essere visto una puntata ogni tanto come riempitivo, richiede invece attenzione, concentrazione. Chiede molto, ma dà molto, se gli si permette di parlare.

E Maou? Cosa resta di questa complessa ragnatela nella versione giapponese? Poco, pochissimo, purtroppo. La trama diventa una semplice storia di vendetta, i personaggi perdono spessore, della loro anima si parla troppo poco. Resta il giallo, il mistery, l’inseguimento al gatto e topo, restano i morti (anzi, aumentano), ma la psicologia dei protagonisti si appiattisce. Non è necessariamente un male, se non si è visto The Devil, ci si può accontentare anche solo della parte azione/vendetta, veloce e scattante, ma si perde tanto. La trama diventa “un bel giallo”, ma non ha più quella forza dirompente che sconvolge anche chi guarda, che aveva nella versione coreana. Non solo per una mera questione di tempi (Maou è più breve di Mawang), ma anche e soprattutto per colpa di una regia approssimativa e di una sceneggiatura imbarazzante. Si poteva togliere ben altro che non la parte psicologica, si potevano mettere meno morti, sfrondare alcune azioni, ma lasciare l’analisi dei personaggi, quel mostrarceli “nudi” e senza inganni che rende la storia originale tanto unica. Si potevano persino cambiare un pò le carte in tavola, ispirarsi e poi creare una storia propria... Tutto, ma non quello che hanno fatto. Così è solo una brutta copia, mentre poteva essere una diversa lettura della stessa trama. Peccato, un’occasione persa. Ma Ohno e Toma sono stati più che dignitosi, hanno dato tanto col poco che avevano in mano, i miracoli non li potevano fare.

Continua (se vi va...) XD
 
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Justine90~
view post Posted on 15/11/2011, 20:31     Like   Dislike




Ora non ho un momento per poter scrivere un post kilometrico, ma devo troppo dire una cosa: Val, sai davvero spiazzare con le tue parole! Hai descritto perfettamente, in linea generale, qual'è la differenza principale tra Mawang e Maou... introduzione perfetta direi! *_*
 
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view post Posted on 22/11/2011, 20:07     Like   Dislike
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Spero che in tante si aggiungano man mano in questo Versus e intanto continuo la disamina... :B):

Scendendo più nel particolare del confronto (senza spoiler), si può notare subito una grande differenza tra Mawang/The Devil e Maou, visibile già dalla prima puntata: la realizzazione tecnica. Mi si dirà che certe cose sono meno importanti, ma non è vero: il “come” una storia viene raccontata è importante tanto quanto la storia stessa. Dopo aver visto in quarant’anni tantissimi film, telefilm, sceneggiati e drama (essere ajumma ha i suoi lati positivi XD), ho capito che il “modo” in cui ti mostrano una cosa conta come la cosa che vedi. Perchè puoi avere anche la trama migliore del mondo, ma se la sua trasposizione fa pena, la storia perderà metà del suo valore. Ed è quello che è successo a Maou. Buona storia, pessima realizzazione. E non sto parlando di costi. Potrei capirlo se fosse stato un film di fantascienza e avessero dovuto risparmiare sugli effetti speciali, ma non è questo il caso. Quì bastavano un bravo regista e un bravo sceneggiatore, come nella versione originale coreana. Che non ci sono. Anzi, il remake giapponese è costato di più della controparte, ci hanno speso, quindi hanno ancor meno scusanti, visto il risultato.

La storia è un giallo psicologico, il racconto di una machiavellica vendetta per un terribile torto subito, che finisce col colpire tutti, vendicatori, vittime, colpevoli e innocenti, trascinati in un gorgo micidiale che comprende anche lo spettatore. Impossibile restare impassibili davanti al drama coreano, che pezzo dopo pezzo ti mostra il dolore, i pensieri, le fragilità e l’anima di ognuno dei personaggi. E ti fa credere di vedere una storia vera, non un racconto. Il punto è proprio questo. Ciò che più fa grande la versione originale è la sua impeccabile verosimiglianza: ogni gesto, ogni azione, ogni dialogo, ha una sua logica ed avviene in un contesto credibile. Ti mostrano un processo? Ecco che sembra vero, così tu che guardi sei coinvolto. Ti raccontano un’indagine? Anch’essa è mostrata con dovizia di particolari, e tu che guardi ci credi. Così anche per gli ambienti, le luci, il taglio delle riprese, le musiche. Mawang è curatissimo anche nella fotografia: spesso vediamo primi piani fatti mostrando mezzo volto, mentre l’altra metà resta in ombra, come a significare che tutti abbiamo un lato oscuro; altre volte è il gioco delle luci (nero/bluastre o rosso/aranciate) a dare le giuste sensazioni. E questo non costa soldi, le telecamere sono quelle, conta invece avere un regista e un direttore della fotografia che sappiano il loro mestiere. Oltre che uno sceneggiatore che abbia chiara in mente la storia che sta raccontando, e quindi scriva dialoghi intelligenti e intensi.

In Maou questo c’è solo in minima parte, purtroppo, e il paragone è impietoso. Non sto parlando di recitazione o degli attori (entrambi più che dignitosi), ma di tutto il resto: la trama ha enormi buchi di sceneggiatura, la profondità dei personaggi è ai minimi storici, l’aspetto psicologico resta in secondo piano, perciò in definitiva si riduce ad un giallo interessante, ma finisce lì. E poi la regia... Non so chi sia il regista, ma approssimazione potrebbe essere il suo nome, dove lo hanno pescato uno così scrauso? Basta guardare l’uso massiccio del rallenty. E’ una tecnica utile nei momenti topici, rende bene certe circostanze, ma non puoi usarlo sempre, in ogni momento e buono per tutto, altrimenti, dopo un pò chi guarda se ne accorge. Ci sono molti altri modi per dare l’impressione del phatos crescente. Invece in Maou ogni volta che succedeva qualcosa (e intendo proprio ogni volta, senza eccezioni), ecco il rallenty, col risultato che ben presto riuscivo prevedere ogni sua apparizione, e questo deconcentra da ciò che vedi, gli fa perdere credibilità.

Inoltre nel drama giapponese c’è un grande mistero, da far impallidire la scoperta del vendicatore: dove sono finite tutte le auto, macchine della polizia, autobus, taxi, e mezzi pubblici? D’accordo che siamo in periodo di crisi e bisogna risparmiare XD ma quì si esagera, vanno sempre tutti a piedi, e la storia non si svolge in un paesello di quattro case e un forno. No, si dà il caso che sia ambientata a Tokyo, una megalopoli di milioni di abitanti, dalle distanze così grandi che a volerla percorrere in auto, da un capo all’altro, ci vorrebbero ore. Ma loro no, vanno a piedi... Credibilità portami via. Forse il detective è l’uomo bionico e non ha di questi problemi XD, però gli altri? Il suo Capo che non è nemmeno più un ragazzino, i colleghi, l’avvocato, la veggente? Tutti a piedi, anzi, il detective si discosta perchè corre... Che polmoni figlio mio, mi stancavo io a vederlo, e lui invece arrivava sempre in perfetto ordine, neanche un pò di affanno o un capello fuori posto, dopo essersi sciroppato chilometri. Alla faccia del realismo. Una volta mi ero illusa, non ricordo l’episodio, ma ecco il miracolo: gli danno un’auto di servizio, e io lì a fare la ola, finalment... Come non detto, dopo venti metri trova un intoppo, deve mollare la macchina e scendere, continuando il resto a pedonia... Sono scoppiata a ridere, ma come si fa? Non è una comica, dovrebbe essere un serio dramma esistenziale, e se ne escono con perle simili? Perchè succede di continuo.

Anche se l’acme della cretinaggine (spero che dopo Maou abbiano mandato il regista a piantare patate, forse come ortolano riuscirà meglio XD) si raggiunge quando uno dei personaggi viene ferito seriamente e deve arrivare in un certo posto (non dirò chi e in quale situazione per evitare spoiler, chi legge potrebbe non aver ancora visto nessuna delle due versioni, ma chi conosce la storia sa a cosa mi riferisco). Quindi mi sono detta: ecco, ora prende l’auto come in Mawang e va dove deve andar... Errore, quì siamo alla fiera del nonsense, quindi va a piedi... Cioè... Parte la canzone degli Arashi (bella!) e inquadrano lui che cammina per i marciapiedi di Tokyo, nonostante sia ferito, sanguinante e debole, passando da una strada all’altra, da un marciapiede all’altro, senza che nessuno lo degni di uno sguardo (si vedeva benissimo che stava male), ma soprattutto senza risentirne più di tanto. Si fa pure un cavalcavia, tanto per gradire, arriva solo un pò acciaccato e poi la storia continua... Come rovinare una scena che doveva essere bellissima e piena di tensione drammatica. E’ assolutamente inverosimile che un uomo nelle sue condizioni possa aver fatto tutta quella strada a piedi senza avere un collasso o peggio. Non si tratta di una cosuccia su cui si può passare sopra, è ridicolo. Mi sono sentita presa per i fondelli e ho riso amaro, mentre avrei dovuto sentirmi partecipe. In Mawang lo stesso personaggio prende l’auto, non va a piedi, quindi è logico che nessuno lo veda, ovviamente guidando piano e con fatica, date le circostanze. Logico e realistico. Così come la veggente che, in un altra parte della storia, deve arrivare subito in un posto, il tempo è cruciale. E lei in Maou che fa? Prende il taxi come in Mawang per fare prima, visto che non guida e non ha un auto propria? Of course not, si mette a correre per vie e viuzze...

Altra assurdità, tra le tante, è come hanno fatto vedere in Maou i processi. L’avvocato sta seduto e dice che il suo assistito è libero, lo dichiara innocente. Durata di queste scene, pochi istanti. Momento, lui dice che è innocente? Ma cos’è, avvocato, giudice e giuria insieme? Mica vanno così i processi, da solo non può fare nulla, lo sanno anche i bambini. Capisco che c’era poco tempo, ma non possono creare le scene in quel modo assurdo, come si fa ad immedesimarsi? In Mawang fanno vedere i processi, gli interrogatori, le indagini. Poi magari a qualcuno sembrerà noioso, però non lo è, la completezza di questi pezzi contribuisce a dare spessore al racconto. La storia di Mawang/Maou non è un giallo adrenalinico, bensì una lenta discesa all’inferno. Per renderla credibile i particolari sono importanti, la realizzazione conta moltissimo. E in Maou è disastrosa. Per fortna il cast risolleva un pò le cose, sono stati bravi, ma non potevano fare miracoli da soli, se il resto è così.

Val =)
 
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view post Posted on 7/1/2012, 14:27     Like   Dislike
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Sapevo gia' che avrei votato The Devil dalle prime puntate di Maou.. ma ho voluto cmq continuare la visione e aspettare..
Mi sono piaciuti molto entrambi devo dire, nonostante The Devil sia uno dei miei drama preferiti, devo dire che anche la versione giapponese vale e deve essere vista.. La trama e' stupenda, vendetta, sentimenti, mistero..
Nonostante conoscessi la storia, anche Maou ha saputo coinvolgermi.
Entrambi gli avvocati sono stati superbi nella loro interpretazione, sia Ohno che Joo Ji Hoon li ho trovati bravissimi nel loro ruolo. Anche se forse Joo un pelino di piu.. saranno state le sue espressioni fredde, la sua figura un po rigida.. ma credo che il ruolo gli cadesse a pennello
Toma no, non mi e' piaciuto, troppo irruento, troppo esagerato nella sua parte. Ho preferito di gran lunga Um Tae Woong.
Anche il personaggio di Shiori non mi e' piaciuto troppo: intorno alla controparte coreana ho trovato piu' "mistero"..
E' vero che nel drama giapponese la storia e' concentrata ma le carte sono state scoperte troppo presto. Fin dall'inizio si capisce troppo bene chi e' che pilota il "gioco".

 
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